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CALCI E PAROLE: SANDRI, UN LIBRO PER NON DIMENTICARE PDF Stampa E-mail
Lunedì 27 Ottobre 2008 12:26
   

di Marco Perciabosco - Redazione RealSports.it

Roma 04/10/08

 

Sono passati quasi undici mesi dal quel tragico 11 novembre 2007, da quella maledetta mattina in cui un poliziotto sparò a un tifoso laziale nei pressi di Arezzo. E proprio "11 Novembre 2007" è il titolo del libro-verità che Maurizio Martucci, 35 enne romano laureato in Storia Contemporanea all'Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", ha scritto in memoria di Gabriele Sandri, vittima sacrificale di un incredibile fatto di cronaca nera, che, come puntalizzerà fin da subito l'autore, nulla ha a che fare con il mondo del calcio, ne tantomeno con quello della violenza negli stadi.

Lo scorso venerdì si sarebbe dovuto aprire il processo ai danni di Luigi Spaccarotella, agente della Polizia Stradale, dalla cui pistola partì il colpo che attraversò ben sei corsie dell'Autostrada del Sole, s'infilò nel vetro sinistro posteriore di una Megan Scenic e colpì mortalmente al collo, il povero Gabriele Sandri, che alle 9,18 di quella domenica mattina, mentre si stava recando a Milano per la partita della sua Lazio contro l'Inter, morì in un modo tanto tragico quanto inspiegabile.
 

Il libro ripercorre quella "giornata buia della repubblica", inframmezzando i racconti della vita di un giovane come tanti, con fondameti di sociologia, di scienze della comunicazione e di giurisprudenza, andando ad analizzare i "come" e i "perchè" di quel collasso mediatico che colpì istituzioni e mezzi di informazione.

I primi capitoli sono dedicati alla vita quotidiana di Gabriele, 26 enne romano del quartiere Balduina (zona nord di Roma), che portava nel cuore due passioni: la musica, quella che accompagnava le sue serata da Dj e la Lazio. Dalle sane serata in discoteca (il Piper e altri locali della capitale, le feste della Versilia, della Sardegna o di Cortina D'Ampezzo) dove tutti lo conoscevano per il suo talento, per la sua disponibilità e per il suo sorriso come "Gabbo Dj", fino alla genuina passione per i colori biancocelesti.

Con la Lazio nel cuore, era partito il mattino presto di quella infausta domenica assieme ad un gruppo di amici. Quell'SMS al suo amico Lorenzo De Silvestri (21 enne terzino della squadra capitolina): "Dajè Lò, ho appena finito di suonare. Come al solito in partenza per condurvi alla vittoria. Sempre con voi!"

Quindi Martucci ripercorre, con doviziosa precisione tutto quello che successe prima e immediatamente dopo il fatale sparo. La sosta in autogrill, un diverbio con un gruppo di juventini, una zuffa veemente ma durata pochi secondi e poi quel folle gesto, compiuto da un'agente della Polstrada a braccia tese e parallele al suolo, nel disperato tentativo di fermare l'auto già in corsa, ad una distanza di circa 70 metri.

"Quindi - afferma l'autore dopo aver spiegato l'esatta dinamica dei fatti - non è stata una fatalità, tantomeno si è trattato di un incidente o di una casualità. E' stato commesso un reato. La morte di Gabriele Sandri è stata un delitto, un vero e proprio assassinio". Dopo le affermazioni a caldo, qualche ora dopo, di Achille Serra (Questore di Milano) ed Ennio di Cicco (Procuratore Capo di Arezzo), l'attenzione dell'indagine compiuta dallo scrittore si sposta sull'incauto lavoro di agenzie di stampa e media di ogni genere che, alla sfrenata ricerca della notizia, hanno causato "buchi neri, depistaggi, conclusioni affrettate, pressapochismi e cattiva gestione dell'informazione".

Il primo lancio dell'Ansa, delle 11,49 (circa due ore dopo il decesso del ragazzo) lega inequivocabilmente il delitto al pianeta calcio e in particolare alla violenza negli stadi ed a scontri fra ultras. Circa quarantacinque minuti dopo (ma quando ormai l'inesorabile macchina mediatica si era già messa in moto a pieno regime), la stessa Ansa si corregge, parlando di un poliziotto che avrebbe sparato in aria.

Si scatenta così il tam tam mediatico, con le varie trasmissioni radio e tv che, alla ricerca di sensazionalismi e scoop dell'ultimo minuto, invece di lavorare unite per la ricerca della verità, si gettano in una guerra per l'ascolto mai vista prima. Dai vari tg nazionali, passando per Sky, e finendo ai classici talk show domenicali come "Domenica In" e "Buona Domenica" ognuno, vuole dire la sua, anche se non conosce nulla dei fatti.

Internet viene preso d'assalto alla ricerca della foto del ragazzo, mentre ancora la famiglia non era ufficialmente stata avvisata della morte di Gabriele. Sistema calcio, ed istituzioni sono inoltre chiamati a decidere se sospendere il campionato (come successo per l'omicidio Raciti) o se andare avanti: "Il Presidente della Repubblica, il Presidente del Consiglio, I Ministri del Governo, Il Capo della Polizia di Stato, Questori, Prefetti e il sindaco di Roma entrano in contatto. L'Italia è alla finestra".

A Milano viene sospesa Inter - Lazio, mentre in tutti i restanti campi (di Serie A e C, la B aveva giocato sabato) lo show deve proseguire. Quindi l'autore ci descrive il "corto circuito collettivo", che invase la nostra penisola. Gli ultras non vogliono due pesi e due misure (mettendo alla pari la morte dell'Ispettore Capo Raciti dell'anno precedente con la scomparsa del tifoso laziale). Gli stadi d'Italia sono una polveriera messa sotto assedio.. Scontri e proteste a Milano, Bergamo (dove la partita verrà poi sospesa), Parma, Firenze, Reggio Calabria, Siena, Torino, Cremona, Foggia, Sorrento, San Benedetto del Tronto, Gallipoli, Taranto, Salerno, Viareggio.

Ma mentre in Italia scoppia la violenza ultras, e mentre la BBC apre il suo tg con la notizia chiare e senza fronzoli: "Poliziotto uccide a sangue freddo tifoso", ad Arezzo si vive l'ennesima farsa delle istituzioni. Alle 17 circa, infatti, il Questore della città toscana Vincenzo Giacobbe indice una conferenza stampa per chiarire il fatto. Tutte le principali figure dello Stato consocono la verità, ma ancora una volta quest'ultima viene omessa, cammuffata. "Gabriele Sandri viene ucciso per la seconda volta" scrive l'autore.

Infatti la conferenza sarà un monologo del Questore, accompagnato da Roberto Sgalla, Direttore Ufficio Relazioni Estere, esperto in situazione di crisi sociale come questa. Si parla ancora una volta di colpo sparato in aria, di gesto volto ad intimidire e bloccare lo scontro (già finito da tempo), di tragico errore. Ai giornalisti non viene data l'opportunità di porre nessuna domanda. Tutti si sentono presi in giro, l'Italia intera non riesce a comprendere il perchè di questo farsa.

Intanto a Roma, dopo la notizia della sospensione della gara fra i giallorossi ed il Cagliari, la zona dello stadio e oltre, viene occupata da centinaia di ultras pieni di rabbia e rancore. La guerriglia durerà per diverse ore. Roma è sotto assedio, vittima della pazzia di molti violenti ma anche della gestione a dir poco incauta di una situazione di crisi da parte di Istituzioni e oragni di stampa. Alla fine, dopo numerosi assalti al Coni, Caserme di Carabinieri e Centrali di Polizia si conteranno 4 arresti e ben 75 agenti della pubblica sicurezza feriti.

Il Libro si chiude con una toccante intervista al fratello di Gabriele, Cristiano Sandri, che ancora oggi, ad undici mesi di distanza, assieme ai genitori del ragazzo, ai suoi amici più cari, e alle decine di migliaia di persone che erano presenti alla camera ardente e ai funerali (quel giorno fù indetto il lutto cittadino), aspettano ancora quel piccolo grande gesto di Giustizia, che non servirà certo a riportare in vita Gabbo, ma che almeno servirà a far emergere tutta la verità di quel maledetto 11 novembre.
 
 
 
 
 
 
Ultimo aggiornamento ( Lunedì 27 Ottobre 2008 12:34 )
 
 
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