Il sorriso di Gabriele Stampa
Domenica 22 Novembre 2009 13:49

A due anni dalla scomparsa di Gabriele Sandri, il tifoso laziale ucciso mentre in una macchina dormiva in una zona di sosta dell’autostrada, per caso mi sono trovata nel quartiere romano della Balduina, lì dove Gabriele è nato e cresciuto.



Manifesti, scritte, molte immagini in formato gigante. Gabriele era un ragazzo fantastico, lo si capisce osservando la sua faccia, gli occhi seri e ilari insieme. E bellissima è la sua famiglia, la dignità sempre umana con cui i parenti portano avanti la sola, parzialissima speranza di un parzialissimo riscatto: che la morte assurda di Gabriele trovi giustizia. Ma c’è altro, attorno alla memoria del sorriso di qualcuno morto troppo giovane, mentre si affacciava alla vita.



Una rete di solidarietà, un muro compatto di persone, tante, che da due anni si impegnano perché non si spenga il suo ricordo. Inconsolabile la morte di Sandri anche per come se n’è andato, per il modo indegno con cui quanto è successo è stato giudicato dalla legge.



Ma negli occhi di questo ragazzo riprodotti sui murales, nei tanti ritratti, persino già solo nel suo nome che inaspettato in giro per Roma vedi comparire nei luoghi più impensati (“Gabriele” “giustizia”, due parole che sempre vanno insieme), brilla un lampo luminoso. E quella luce, sembra che in tanti l’abbiano vista e assorbita. Lui che amava far ballare la gente, mettere la musica come disk jockey, è come se ora da lontano dove si trova, guardi le persone mobilitarsi in suo nome, aggregarsi in tempi in cui non si aggrega nessuno, per niente.



Stringersi gli uni agli altri per via di qualcosa che va ben oltre una fraternità di tifoseria. Piuttosto uno sdegno e una commozione diffusi, condivisi. E’ la pietas per una morte assurda, è la reazione a un sorriso che resta impresso. E’ un posto del cuore.


di Lisa Ginzburg

Ultimo aggiornamento ( Lunedì 23 Novembre 2009 19:09 )