SANDRI, GUGLIOTTA E DUE POLIZIOTTI Stampa
Mercoledì 19 Maggio 2010 11:17

 

 

 

 

SANDRI, GUGLIOTTA E DUE POLIZIOTTI

UN VIDEO-FONINO ACCESO E LE TELECAMERE SPENTE

Le convergenze parallele di due casi di cronaca senza tifo e pallone

di Maurizio Martucci

 

A due anni e mezzo di distanza.

Metti due tifosi della Lazio in due contesti diversi, dove il calcio non c’entra affatto.Uno di 26 anni a bordo di un'auto, con gli amici in viaggio sull'Autostrada del Sole per Inter-Lazio di Serie A. L'altro di 25 anni in sella ad un motorino nei pressi dell'Olimpico dopo Roma-Inter di Coppa Italia, diretto ad una festa di amici. E metti che sulle loro strade si piazzano due agenti della Polizia di Stato, in divisa d'ordinanza, protagonisti di due atti scelleratamente arbitrari. Metti che il primo ragazzo si chiama(va) Gabriele Sandri e che quella mattina dell'11 Novembre 2007 ci ha rimesso la vita. Metti che il secondo ragazzo ha ancora la fortuna di chiamarsi Stefano Gugliotta, pure dopo la sera del 5 Maggio 2010. Due casi simili. Due storie maledettamente attuali, distanti nella dinamica e nell'epilogo finale, ma tristemente di dominio pubblico e d'interesse popolare. Gabriele venne ucciso senza un perché, colpito mortalmente da un colpo di pistola sparato da una parte all'altra della carreggiata autostradale, alla luce del sole. Stefano ha avuto salva la vita anche se gli è stata rovinata in quella notte da incubo che lui vorrebbe dimenticare. Entrambi figli di Roma, entrambi con mamma e papà a casa ad aspettarli, entrambi vittime del sistema. O quanto meno di un abuso ora al vaglio degli inquirenti, come per il reato di lesioni volontarie con l'aggravante del ruolo di pubblico ufficiale per cui è indagato il poliziotto di Viale Pinturicchio. O addirittura di un delitto, come per l'omicidio colposo con colpa cosciente con cui in primo grado (derubricandone il dolo della volontarietà) è stato condannato a 6 anni l'agente di Badia Al Pino. Purtroppo il povero Gabbo ora riposa al cimitero: “Attendiamo giustizia giusta. Non è tollerabile che un poliziotto uccida un cittadino invece di difenderlo. L'assassino di mio figlio deve essere giudicato per il reato commesso, senza sconti, senza alibi”, dice il papà Giorgio che non si da pace. Rimettendoci un dente e ammaccature varie, Stefano ha invece trascorso sette interminabili giorni in una cella d’isolamento a Regina Coeli, tentando uno sciopero della fame, coi genitori in ansia ad aspettarlo fuori dal carcere: “Mi picchiavano mentre spiegavo - ripete Gugliotta – Mi hanno colpito a bocca aperta, mentre dicevo che non c'entravo nulla. Adesso aspetto giustizia”.

 

Informazione e depistaggi.

Gabriele Sandri non potrà mai raccontare la sua versione ma per il trionfo della verità si ritrovarono in tribunale cinque testimoni super partes, tutti stessa ricostruzione: “L'agente impugnò l'arma con entrambe le braccia e poi sparò. Come ad un poligono di tiro”. Stefano Gugliotta ha incontrato la bontà di un cittadino che, udendo grida e trambusto dal balcone, si è affacciato dalla finestra video-fonino in mano, registrando l'aggressione. Nel primo caso la Corte d’Assise di Arezzo ha ritenuto i testi poco attendibili ed a tutt'oggi l'omicida non ha scontato nemmeno un giorno di galera, in attesa dell'appello e (se necessario) pure della cassazione. Nel secondo caso pubblico ministero e sostituto procuratore di Roma hanno valutato probanti le immagini amatoriali per liberare un innocente (indagato comunque per resistenza a pubblico ufficiale). Per la storia di Gabbo, più che del delitto, su Rai 2 Annozero parlò di ultrà e di violenza nel calcio, di un Daspo (mai avuto), dei sassi in tasca e del tasso alcolico rinvenutogli nel sangue dopo una notte in discoteca. Per 'Guglia' c’è stato il video di Rai 3 su Chi l’ha visto?, seguito mediaticamente dal teorema delle scorribande ultrà e degli scontri con la Polizia (cui non aveva partecipato), dello status da pregiudicato e di un’alterazione psico-fisica da stupefacenti. Cioè? E allora? Se la sono cercata? Erano dei nulla dei buono, quindi se la sono meritata? E invece i poliziotti? La loro condotta? Potevano fare quello che hanno fatto? Ma chi sono? Niente, nessuna informazione. Silenzio, tanto, assordante. Il vissuto di Luigi Spaccarotella resta ancora oggi un mistero, ignorato dai reporter più esigenti che della vita privata della vittima ne fecero persino un diario di bordo a puntate, come ad invertire arbitrariamente il ruolo col carnefice. Così come ci è sconosciuta l'identità del poliziotto che ha picchiato e poi arrestato Stefano, quella sera coperto da un fazzoletto in volto e dal fatto che in Italia gli agenti in servizio non sono identificabili da alcun codice né da un alfanumerico identificativo sulla divisa (indice di trasparenza e di democrazia avanzata).    

 

Politica e Polizia.

Per l’omicidio dell’A1 si indignò il Capo dello Stato Napolitano e quello della Polizia Manganelli: “Sandri non era un eversivo”. Ma quando da Biella il Questore Poma disse che “Spaccarotella non doveva nemmeno sfoderare l’arma dalla fondina”, la segreteria piemontese della 'Confederazione Sindacale Autonoma di Polizia' insorse a difesa della categoria. Un po’ come tuonarono il sindacato del 'Movimento per la sicurezza' e il 'Consap' per difendere la Polizia da attacchi gratuiti e strumentali: “L’episodio di Viale Pinturicchio è una devianza operativa gravissima, ma bisogna avere il coraggio di dire che il 99,9% dei poliziotti è mal pagati e mal equipaggiati”. Ma il punto specifico è proprio quello 0,1% periodico che non si può sottovalutare né sminuire. “Mele marce”, si dice in gergo. Ma quante sono? Elio Vito, Ministro per i Rapporti con Parlamento, ha annunciato che “in caso di responsabilità penali di uno o più agenti” il Ministero degli Interni si costituirà parte civile in un ipotetico giudizio pro-Gugliotta. Per il processo d’appello Spaccarotella, oltre la pubblica accusa e la famiglia Sandri, c’è la Procura Generale della Toscana e nulla più. Basterà per fare giustizia senza video-fonino? E pensare nell'autogrill della morte c'erano le telecamere a circuito chiuso. Quel giorno però, cosa strana, non ripresero nulla perché fuori uso. Almeno così ci dissero, senza farci vedere niente...

 

Maurizio Martucci

 

 

(articolo tratto dal quotidiano LIBERAL del 20 Maggio 2010)

 

 

Ultimo aggiornamento ( Venerdì 21 Maggio 2010 15:12 )