IL POPOLO DI GABBO Stampa
Giovedì 28 Ottobre 2010 10:20

 

Prima il terzo anniversario del delitto Sandri, poi il processo d'appello contro il poliziotto killer. Tutto in pochi giorni. E in 20.000 firmano per una targa sul luogo della tragedia.

 

E' partito il conto alla rovescia: l'11 Novembre saranno tre anni dal delitto di Gabriele Sandri e il 1° Dicembre si celebrerà a Firenze il processo d'appello contro Luigi Spaccarotella, il poliziotto già condannato in primo grado a sei anni per omicidio colposo. Tutto in pochi giorni, mentre a Ferrara è stato disposto un risarcimento di quasi due milioni di euro per la famiglia Aldrovandi (dovrà rinunciare al costituirsi parte civile in appello), colpita dall'uccisione del figlio diciottenne Federico, morto nel 2005 per le lesioni infertegli da quattro poliziotti durante un controllo. “Mi auguro che lo Stato faccia fino in fondo il proprio mestiere anche per i casi Cucchi e Sandri”, ha detto il Sindaco di Roma Alemanno commentando il risarcimento per Aldro. La vicenda di Gabbo iniziò sull'Autostrada del Sole una domenica mattina del 2007, stazione di servizio Badia Al Pino Est, vicina al casello di Arezzo. Spaccarotella, agente della Polstrada, come un cecchino si appostò sul lato più estremo della carreggiata, impugnando l'arma d'ordinanza con entrambe le mani, braccia parallele all'asfalto (“sembrava stesse al poligono di tiro” riferì un testimone), esplodendo un colpo di pistola per “reagire, dimostrando che il suo non era un bluff, che faceva sul serio – ha scritto il giudice di primo grado – e che l'arma era anche in grado e capace di usarla”. Quella pallottola attraversò tutta l'autostrada, sfondando il finestrino dell'abitacolo in movimento su cui viaggiava Gabriele Sandri, 26 anni, freddato a brucia pelo senza nemmeno rendersene conto. E soprattutto senza un motivo plausibile. 

NEL NOME DI GABRIELE

Per affermare  verità, distorta da depistaggi protesi ad una versione teppismo ultrà e violenza negli stadi di calcio, s'è resa necessaria la ricostruzione di cinque testimoni superpartes e lo sforzo della famiglia Sandri, stretta dall'affetto di un moto popolare senza precedenti, unito dalla richiesta di giustizia giusta: “Gabriele uno di noi, siamo tutti Gabriele Sandri, Gabriele vittima del sistema!” Ragazzi, tifosi, anziani, uomini e donne consapevoli che in quella macchina avrebbe potuto starci chiunque. E il luogo della tragedia si è trasformato in meta di pellegrinaggio: sciarpe, messaggi, fiori, adesivi, scritte e bandiere di ogni colore lasciate da ogni curva italiana. Una catena umana ininterrottamente presente a Badia Al Pino. “Io in quell'autogrill mi ci fermo anche solo per riflettere. Anche per piangere”, dice un uomo di Bari. Oggi però non ci sono più sciarpe e nemmeno messaggi. Forse li toglie chi vorrebbe mettersi dietro le spalle questa storia assurda, diventata presto ingombrante per le troppe omissioni e complicità. Per tutta risposta è nato il Comitato Mai Più 11 Novembre, promotore dell'iniziativa “Una firma per Gabriele”, per mettere una targa sul luogo del delitto. “Qualcuno fa finta di niente, credendo che la cronaca non debba scalfirlo, soprattutto se un efferato delitto l'ha compiuto un individuo preposto ad evitarlo - dicono dal comitato - Non si può dimenticare. E c'è solo un modo per farlo: ricordare, preservando la memoria con dignità e solidarietà, senza alimentare inutili strumentalizzazioni, scevri da condizionamenti, animati da senso civico e sete di verità e giustizia. Perché al posto di Gabriele poteva esserci chiunque, nessuno escluso: ecco l'idea di una targa  con poche parole, contenute in poche righe, semplici ma significative, dove ognuno può ritrovare quegli oggetti materialmente rimossi, ma eternamente presenti proprio perché spontanei e sinceri: 'Nel ricordo di Gabriele Sandri, cittadino italiano'.” Ci sono banchetti di raccolta firme nelle partite di Parma, Padova, Inter, Lazio e Roma. E poi in altre città, da Lecce a Cava dè Tirreni, da Palombara Sabina a Spezzano Albanese, tra paesini e centri del nord e sud Italia. Le prime stime parlano di almeno 20.000 sottoscrizioni, molte prese anche con internet (www.petizionionline.it). La posa della targa è prevista tra un mese, a ridosso dell'11 Novembre. “A noi non è giunta nessuna ancora richiesta, formalmente non sappiamo niente di questa iniziativa per la targa - dicono dalla società Autostrade per l'Italia SpA, destinataria della petizione - Ma la valuteremo quando ci verranno depositate le firme”.  

NUOVO PROCESSO A FIRENZE

“Avremo fiducia nella giustizia solo quando vedremo che verrà fatta giustizia giusta e se l'omicida sarà realmente giudicato per il reato commesso”, afferma la famiglia Sandri. In Corte d'Assise d'Appello di Firenze il 1° Dicembre ci sarà il nuovo processo, l'ultimo che potrà entrare nel merito prima dell'eventuale pronunciamento di legittimità della Cassazione. Parti civili, tribunale di Arezzo e Procura Generale della Toscana sono ricorse in secondo grado per omicidio volontario. L'agente Spaccarotella rischia fino a 21 anni di carcere, ma sinora non ha scontato nemmeno un giorno di pena. Intanto giunge dalla Grecia la notizia di un'altra sentenza, stavolta senza attenuanti né derubricazioni: il tribunale di Amfissa (150 chilometri da Atene) ha inflitto l'ergastolo al poliziotto Epaminondas Korkoneas, che alla fine del 2008 uccise il quindicenne Alexandros Grigoropoulos con un colpo di pistola. Infine nella sede romana di Casa Pound Italia una conferenza dal titolo “Doppia Giustizia” ha messo per la prima volta insieme Cristiano Sandri, fratello di Gabbo, e Ilaria Cucchi, sorella del giovane deceduto un anno fa nell'Ospedale Pertini dopo un pestaggio in cella: tra medici ed infermieri rinviati a vario titolo, l'accusa di omicidio preterintenzionale riguarda invece tre guardie carcerarie.

di Maurizio Martucci

 

 

Ultimo aggiornamento ( Giovedì 28 Ottobre 2010 10:51 )