Giorgio Sandri alla festa degli Ultras Brescia 1911 Stampa
Scritto da Claudio   
Venerdì 29 Aprile 2011 14:09

 

 BRESCIA, Giorgio Sandri: “giustizia e civilità, nuova frontiera del tifo! Penso di fare politica per i giovani…”

 

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Storie di violenza, di ingiustizia, di notizie manipolate e di tentativi di nascondere la verità. Ieri alla festa degli Ultras Brescia 1911 (c’era anche il concerto degli STATUTO), si è parlato di questo in un momento molto serio di approfondimento definito dallo stesso leader del tifo organizzato bresciano Diego Piccinelli «il momento più importante della nostra festa».

Ospite principale Giorgio Sandri, il padre di Gabriele, il ragazzo romano ucciso l’11 novembre 2007 nell’area di servizio di Badia al Pino in provincia di Arezzo, da un poliziotto che sparò da lontano e ad altezza d’uomo verso un’auto che, senza che ci fossero stati scontri o episodi di violenza, si stava allontanando tranquillamente. E da questo padre che sembra tanto sicuro di sè e tanto tranquillo, ma che porta dentro una tragedia che non finirà mai, è venuta una testimonianza di civiltà e di tolleranza che è sembrata un po’ la «nuova frontiera» del tifo organizzato.

Sandri ieri era seduto accanto a Paolo Scaroni, il giovane tifoso bresciano ridotto in fin di vita dalle manganellate di un gruppo di agenti di polizia, a Verona il 24 settembre 2005, e che attende ancora di vedere almeno iniziare il processo ai presunti responsabili di quel pestaggio. Il padre del ragazzo ucciso a 26 anni ha avuto ripetuti atteggiamenti di affetto per Paolo che a 30 anni ha avuto la vita rovinata: «Mi si allarga il cuore quando vengo in mezzo a questi ragazzi - ha detto Giorgio Sandri - che sono stati vicini alla mia famiglia ovunque. La mia tragedia ha portato almeno a una vittoria di giustizia e il responsabile della morte di mio figlio è stato condannato in secondo grado per omicidio volontario. Una vittoria non tanto per me, ma per tutto il Paese. Purtroppo - ha aggiunto Sandri - temo che la vicenda giudiziaria di Paolo difficilmente potrà arrivare ad una sentenza giusta».

E in effetti dopo cinque anni e mezzo, dopo vari tentativi di insabbiare tutto, il processo è stato fissato e poi rinviato al settembre prossimo, ma con le prescrizioni che si accorciano potrebbe finire tutto in una bolla di sapone. Questo lo temono gli amici di Paolo e per questo vogliono che l’attenzione rimanga alta su questi episodi. Ma chiedono anche qualcosa di diverso, di nuovo che va valutato nelle sue reali dimensioni: «Negli ultimi anni - ha detto Piccinelli - noi siamo cresciuti, credo maturati e lo scontro non è più la nostra logica».

Giorgio Sandri ha anche aggiunto, spalleggiato dal giornalista Maurizio Martucci che su Gabriele Sandri ha scritto due libri, che non si tratta di puntare il dito contro le forze dell’ordine: «Ma la politica, la politica alta - ha spiegato Sandri - deve fare un passo importante, trovando soluzioni non violente e andando oltre la risposta solo repressiva».

Martucci ha anche sottolineato come questi episodi di giustizia negata nascono anche dalla manipolazione delle notizia, da carenze del sistema informazione e quindi da giornalisti che si adeguano e non fanno i giornalisti: «Bisogna raccontare i fatti - ha detto Martucci - cercando di capire, di conoscere ma senza adeguarsi a ricostruzioni che partono dal pregiudizio ”da una parte l’ultra cattivo e dall’altra il poliziotto buono”». E l’impegno di papà Giorgio è in sostanza questo: far capire che il tifo organizzato non va demonizzato, non va «usato» per favorire scontri che nascondono altre cose: «Penso che potrei mettermi a fare politica attiva - ha concluso Giorgio Sandri - per far passare queste idee. Ci sto pensando, per ora l’unica cosa che ho già deciso è che se mai dovessi essere eletto, non vorrei una lira per il mio lavoro. Lo farei solo per Gabriele e per questi ragazzi».

Ultimo aggiornamento ( Venerdì 29 Aprile 2011 14:15 )