Via al processo per Omicidio Volontario Stampa
Lunedì 19 Gennaio 2009 12:46

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Tifoso ucciso, a processo l'agente Spaccarotella per omicidio volontario

No del gup a rito abbreviato. Il poliziotto non era in aula
Il padre di Sandri: non ha il coraggio di guardarci in faccia

 

Bandiere nel luogo dove è morto Sandri (foto D'Errico - Lapresse)
AREZZO (16 gennaio) - L'agente di polizia Luigi Spaccarotella è stato rinviato a giudizio con l'accusa di omicidio volontario per la morte del tifoso laziale Gabriele Sandri. Il poliziotto rischia ora fino a 24 anni di carcere. Lo ha deciso il giudice dell'udienza preliminare di Arezzo. La prima udienza del processo ci sarà il 20 marzo.

L'omicidio avvenne l'11 novembre del 2007 nell'area di servizio Badia Al Pino sull'autostrada A/1 ad Arezzo. Sandri venne ucciso da un colpo di pistola sparato dalla carreggiata opposta dall'agente di polizia. L'agente sparò dal lato opposto dell'autostrada, dopo che i tifosi laziali avevano avuto uno scontro con un gruppo di juventini. Per alcuni testimoni, l'agente mirò a braccia tese, impugnando la pistola con due mani; Spaccarotella sostiene che il colpo sia sfuggito, mentre correva.

Il gup di Arezzo aveva in precedenza respinto la richiesta di rito abbreviato formulata dagli avvocati difensori dell'agente. I difensori del poliziotto avevano chiesto al giudice il rito abbreviato condizionato all'audizione di alcuni periti e a un sopralluogo nell'area di servizio Badia Alpino dove avvenne l'omicidio.

L'agente non si è presentato in aula. «Spaccarotella - ha spiegato l'avvocato Federico Bagattini - non è un fantasma ma una persona che sta soffrendo. Sa perfettamente che ha causato la morte di un giovane e questo gli procura un'enorme sofferenza. E poi ci sono anche problemi di carattere familiare. Se non è venuto non è per nascondersi. Al processo verrà». L'avvocato Molino ha poi aggiunto che non è presente anche per evitare l'assalto mediatico.

«Perché ha fatto questo?» Sarà quindi una corte d'assise a giudicare Spaccarotella. E questo è un conforto per Daiela, la madre di Gabriele. Però, dice, «da sola, sul computer, stanotte ho scritto: Perché ha fatto questo? Non lo saprò mai, ma Gabriele non c'è più e Spaccarotella non lo perdono».

Il padre di Gabriele, Giorgio, invece chiede una «pena esemplare» perché «è stato un assassinio in piena regola». E spera che «quanto meno venga preso un provvedimento disciplinare e venga allontanato dalla polizia». 

«Non ha il coraggio di guardarci negli occhi», aggiunge il padre di Sandri riferendosi all'assenza dell'agente in aula. «Io è un anno che sono sotto i riflettori e non ho nulla da temere. «La volta precedente - ha aggiunto Giorgio - non si è presentato perché diceva di avere ricevuto minacce da Roma. Oggi perché si sente assalito dai media». E ha aggiunto: «Sa bene che quello che ha fatto lo ha fatto non perché è inciampato. In noi l'emozione è forte e la rabbia ancora di più». 

«Voglio vedere il faccia l'assassino di mio figlio - si è sfogato poi Giorgio Sandri -. Spero soltanto che la prossima volta lo vedrò, a meno che non abbia paura degli Ufo». Stessa reazione dal fratello di Gabriele, Cristiano: «Spero che si presenti, per vedere se riesce a sostenere il nostro sguardo, perché per me lui non è venuto per questo», e la speranza è di «vederci in giudizio».

Poi, parlando dell'inchiesta, Giorgio Sandri ha spiegato che «il lavoro fatto dalla procura è quello che rispecchia la realtà dei fatti, al di là della deviazione fantomatica. Sul proiettile non c'è traccia della rete. Spaccarotella ha sparato in direzione della macchina, eventuali deviazioni significherebbero che anzichè prendere Gabriele poteva anche prendere quello che guidava e ammazzarne 5 invece che uno».

Fuori dal tribunale, un gruppo di tifosi laziali e amici dei Sandri ha atteso in maniera composta, stendendo a terra una gigantografia di Gabriele e uno striscione: «Giustizia». Qualche adesivo offensivo verso l'agente è apparso su una transenna. Fra i tifosi, anche qualcuno di quelli che erano in auto con Gabriele. 

Prima di arrivare in tribunale, Giorgio, Cristiano e Daniela si sono fermati nell'area di servizio dove venne ucciso Gabriele, per deporre una mazzo di rose. «Abbiamo scoperto - racconta Giorgio - che hanno tolto anche il palo segnaletico sul quale venivano appoggiate le sciarpe e i biglietti in memoria di mio figlio. Sembra che si cerchi di far dimenticare tutto».

 

Ultimo aggiornamento ( Sabato 24 Gennaio 2009 13:41 )