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Giustizia

L’omicidio di Gabriele è stato commesso dall’agente della Polstrada di Arezzo Luigi Spaccarotella. Quest’ultimo è attualmente indagato dalla Procura di Arezzo per il reato di Omicidio volontario.

Il Pubblico Ministero che dirige le indagini, dott.Ledda, ha disposto una serie di accertamenti tecnici volti a stabilire la dinamica del colpo esploso dall’agente.

Il termine ultimo che il PM ha stabilito per il deposito delle perizie andrà a scadere a fine Febbraio 2008. Luigi Spaccarotella, indagato per un reato per il quale la legge prevede 21 anni di reclusione, ad ora si trova a piede libero.

Il 25.09.2008 presso il Tribunale di Arezzo si celebrerà l'udienza preliminare del procedimento a carico di Luigi Spaccarotelle imputato per omicidio volontario.

In questa udienza l'imputato potrà decidere se definire il suo processo attraverso il rito abbreviato od affrontare una Corte d'Assise.

Scegliendo il rito abbreviato l'agente potrà usufruire di uno sconto della pena pari ai 1/3 di quella massima prevista dal codice penale.

Qualora l'imputato non richiedesse il rito alternativo e se il giudice dell'udienza preliminare lo rinviasse a giudizio, dovrebbe affrontare la giuria popolare senza alcuno sconto sulla pena.

Sempre in sede di udienza preliminare la famiglia Sandri, persona offesa dal reato, potrà costituirsi parte civile e diventare soggetto attivo nel processo.

E' bene evidenziare che le ultime notizie riguardanti questo procedimento si riferivano alla famosa deviazione dovuta ad un presunto impatto del proiettile contro una rete metallica.

A tal riguardo sono state 4 le consulenze esperite dai tecnici nominati dal pubblico ministero, 3 di natura chimica, svolte dal prof. Ingo del CNR di Roma, e 1 balistica effettuata dal prof. Domenico Compagnini ( tecnico di cui può ricavarsi un'ampia biografia cliccando il suo nome su qualsiasi motore di ricerca...).

La prima consulenza chimica avvenuta sul proiettile che ha colpito Gabriele, ha fatto emergere che sulla pallottola non sono presenti elementi che possano far ipotizzare il contatto della stessa con altri corpi, se non quelli relativi al vetro dellautovettura, alla collanina in acciaio indossata da Gabriele e ad i suoi indumenti.

La seconda consulenza chimica è stata svolta sopra un pezzo di rete, sequestrato 2mesi dopo l'accaduto( sic! ), dove il chimico ha rinvenuto tracce compatibili al proiettile esploso dall'agente.

A questo punto il pm trovandosi sulla sua scrivania 2consulenze opposte( quella sul proiettile indicante nessuna traccia di rete, quella sulla rete indicante, invece, tracce di proiiettile) ha disposto un'integrazione di consulenza chimica per capire come fosse possibile una simile discrasia.

Il prof. Ingo è stato chiarissimo nella sua risposta, ovvero il tecnico ha riferito che se il quesito postogli dal pm richiedeva se vi fossero sul pezzo di rete sequestrato dopo 2mesi elementi compatibili con il proiettile, lui non avrebbe potuto rispondere diversamente, perchè il piombo rinvenuto sulla rete è compatibile ad un proiettile, ma compatibile non vuol dire uguale ! ( ad esempio il piombo è anche compatibile con il gas di scarico delle automobili ).

La terza consulenza, quella balistica per determinare la traiettoria del colpo sparato dal poliziotto, è la più curiosa.

Il prof. Compagnini, infatti, sostiene nella sua relazione che il colpo sia stato sparato in senso orizzontale e a due mani ( come peraltro riferiscono i testimoni ), ma lo stesso sarebbe stato deviato dalla rete e la deviazione andrebbe ricondotta tra i 60cm ed 1m.

La domanda sorge spontanea: ma questo signore dove avrebbe mirato? forse pensava che i ragazzi avrebbero visto sfrecciare il proiettile davanti a loro e si sarebbero fermati?

E' giusto sottolineare in un tale contesto che il consulnte balistico della famiglia Sandri, dott. Vagnozzi, ha escluso categoricamente, nella propria relazione, la possibilità di una deviazione del proiettile, peraltro confortato dalla stessa consulenza chimica del prof. Ingo.

Questi sono gli elementi sui quali si celebrerà il processo nei confronti di Luigi Spaccarotella, autore dell'omicidio di Gabriele.

In tutto ciò oltre a non essere state richieste misure cautelari per il colpevole di questo assassinio, nei confronti dell'agente non è mai stato aperto neanche un procedimento disciplinare...una vera e propria infamia nei confronti della famiglia Sandri che avverte tale decisione come un affronto, quasi che l'uccisione inaccettabile di Gabriele possa essere fatta passare come acqua sotto i ponti.

 

Sarà compito di tutti coloro che avvertono come profondamente ingiusta una simile situazione vigilare sulla vicenda e sull'esito definitivo del processo, per gridare che un orrore del genere non si ripeta più!

 

11.11.2007 CHI DIMENTICA E' COMPLICE...GIUSTIZIA PER GABRIELE

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APPELLO: SPACCAROTELLA PDF Stampa E-mail
Scritto da Claudio   
Giovedì 02 Dicembre 2010 18:52

APPELLO: SPACCAROTELLA

CONDANNATO A 9 ANNI E 4 MESI PER OMICIDIO VOLONTARIO

 


HA VINTO IL

POPOLO DI GABRIELE, HA TRIONFATO LA VERITA' SULLA MENZOGNA

 


NEL NOME DI

GABRIELE SANDRI, E' STATA SCRITTA UNA NUOVA PAGINA

DELLA STORIA D'ITALIA

 


GRAZIE A TUTTO IL POPOLO DI GABRIELE.

E ORA LA TARGA DELLA

MEMORIA A BADIA AL PINO EST

Ultimo aggiornamento ( Giovedì 02 Dicembre 2010 18:54 )
 
Caso Sandri, il fratello sulle motivazioni: PDF Stampa E-mail
Venerdì 11 Settembre 2009 15:31

testata  

Caso Sandri, il fratello sulle motivazioni:

«Sono allarmato e basito»

«Si parla di intenzione di mirare alle gomme, circostanza che non trova riscontro nelle carte processuali»

ROMA (11 settembre) - «Come cittadino sono allarmato, da addetto ai lavori rimango basito». Così Cristiano Sandri, fratello di Gabriele, ucciso dall'agente Luigi Spaccarotella l'11 novembre 2007, commenta le motivazioni della corte di assise di Arezzo alla sentenza di condanna del poliziotto a sei anni per omicidio colposo.

Sandri, il quale è un avvocato, sottolinea di non aver ancora letto materialmente il provvedimento dei giudici aretini, ma solo il contenuto delle notizie di agenzia. «Mi riservo un commento più approfondito - ha dichiarato - quando avrò in mano le motivazioni. Da quello che ho appreso tramite le agenzie devo però dire che sono allarmato e basito perché si parla dell'intenzione di mirare alla parte bassa dell'auto sulla quale si trovava Gabriele, in particolare alle gomme».

«Una circostanza, questa - prosegue Sandri - che non trova riscontro nelle carte processuali e che l'imputato non ha mai riferito. Inoltre, dal punto in cui partì il proiettile, non si vedevano le gomme. Come si fa a dire che mirò ai pneumatici? Infine sono state ignorate le dichiarazioni dei testimoni». La tesi della famiglia Sandri è che l'agente della polizia stradale puntò la pistola per colpire la parte alta dell'abitacolo. Quindi, per la stessa parte lesa, si tratta di un omicidio volontario con dolo eventuale. E tale tesi sarà riportata nell'atto di impugnazione della sentenza di primo grado.

 

Ultimo aggiornamento ( Venerdì 11 Settembre 2009 15:35 )
 
Omicidio Sandri, il padre: "Ora sappiamo chi lo ha ucciso" PDF Stampa E-mail
Domenica 26 Luglio 2009 12:52

 

Il Tempo

 

Giorgio Sandri chiede di fare luce sulla vita privata dell'agente condannato per l'omicidio di Gabbo. L'ex marito della moglie di Spaccarotella: "Voleva sparare anche a me".

 

Gabriele Sandri ucciso a 26 anni

Parla Mattia Lattanzi, 32 anni, padre della piccola N., una delle due bambine della moglie di Spaccarotella, l'agente che ha ucciso Gabbo. Lattanzi in un'intervista a "Visto" dice: "Ho preferito il silenzio finora ma adesso è giusto che tutti sappiano che quell'uomo ha minacciato spesso di ammazzare me e mia madre. In privato mi ha minacciato di spararmi. Sono preoccupato per mia figlia: non è al sicuro". Pronta la replica di Giorgio Sandri.

Che cosa ha provato nel leggere l'intervista a Mattia Lattanzi su Spaccarotella?
«Orrore, sono rimasto letteralmente terrorizzato. Esce fuori la doppia personalità di quell'individuo, che per tutto il processo non ha fatto altro che dire bugie, mentire spudoratamente. In meno di 2 anni ha raccontato 5 diverse versioni sulla dinamica dello sparo che ha tolto la vita a mio figlio. Ha sempre cercato di confondere le idee, di depistare, per passare lui come una vittima....»

Quale sarebbe la doppia personalità dello Spaccarotella?
«Quella che emerge da questo spaccato della sua vita privata. Nessuno prima d'ora ci aveva parlato di come è nella quotidianità l'omicida di Gabriele. Lattanzi lo dipinge come una specie di mitomane, un esaltato dalla pistola facile, una specie di Rambo che sa di essere impunito, diverso da come ad arte si è presentato in pubblico e nelle interviste preconfezionate che ha rilasciato per camuffarsi».

Cioè?
«Uno che minaccia dicendo: "Ti faccio fuori, vengo con la pistola e ti ammazzo te e tua madre. Ti ammazzo, sono un poliziotto e tu un criminale: ti posso sparare". Ecco, da oggi c'è quest'agghiacciante testimonianza sul suo modo di essere, su come ragiona e pensa l'individuo che ha sparato in pieno giorno sull'Autostrada del Sole contro una macchina in movimento uccidendo il mio Gabriele».

Non ha pensato che l'intervista possa essere mossa dal livore di un padre ferito.
 «Certamente. Però dobbiamo tenere anche in considerazione che Lattanzi ha fatto delle dichiarazioni fortissime, per certi versi se vogliamo addirittura verosimili con l'azione criminale che hanno raccontato alla Corte d'Assise di Arezzo i testimoni oculari dello sparo dell'11 Novembre 2007. Credo invece che Lattanzi abbia trovato il coraggio di dire quello che forse ad Arezzo altri sanno ma non dicono per timore».

 In che senso?
«Chi può impugnare braccia parallele all'asfalto la propria arma d'ordinanza, a gambe divaricate, puntare un auto per 10 secondi e sparare come fosse al poligono di tiro? Chi se non un esaltato? Il signor Lattanzi parla di un soggetto pericolosissimo, di uno che minaccia di uccidere il prossimo perché consapevole di avere dalla sua la pistola. Allora mi chiedo: perché l'omicida non è stato sottoposto a test psico-attitudinali? La pistola è uno strumento di morte non può essere data a chiunque».

 Allora perchè Lattanzi non ha denunciato le minacce di Spaccarotella?
«Lo lascia intendere nell'intervista. Probabilmente perché ha paura. Lattanzi fornisce un secondo elemento inquietante. Un suo amico, agente della Polizia, parlandogli dell'omicida di Gabriele, gli ha riferito: "Se ami tua figlia, stai lontano da quello: è un esaltato. Uno di quelli che crede di far tutto con la pistola"».

Eppure ad Arezzo è stata promossa un'azione a sostegno di Spaccarotella
«Forse perché in questa triste vicenda in molti hanno creduto che sul banco degli imputati ci fosse l'intero corpo della Polizia. Lo abbiamo sempre detto: questo è un processo contro un singolo individuo che si è macchiato di un orribile delitto. Non c'entra la Polizia di Stato come non c'entra il calcio, le curve o il tifo».

Adesso che cosa si sente di dire?
«Mi rivolgo ai mezzi di comunicazione di massa. Ora dico: basta parlare di cose che non c'entrano con la vicenda di mio figlio! Noi ricorreremo in Appello, nel caso poi anche in Cassazione. Spaccarotella non lo mollo. Però si faccia finalmente giornalismo d'inchiesta. I giornalisti si mettano sulle tracce di quanti conoscono o hanno conosciuto l'assassino di mio figlio e raccontino una volta per tutte chi è veramente. La nostra famiglia è stata passata a setaccio. Di noi tutti sanno tutto. Di lui no».

 

Ultimo aggiornamento ( Domenica 26 Luglio 2009 12:57 )
 
Video dopo la Sentenza del 14/07/09 PDF Stampa E-mail
Sabato 25 Luglio 2009 18:35

 

                                              BARI

 

 

                                              PARMA

 

 

Ultimo aggiornamento ( Sabato 25 Luglio 2009 18:40 )
 
Comunicato Stampa Amnesty PDF Stampa E-mail
Sabato 18 Luglio 2009 11:44
 
 

Sentenze Aldrovandi e Sandri: dichiarazione della Sezione Italiana di Amnesty International

CS099: 17/07/2009

 Le recenti sentenze riguardanti le uccisioni di Federico Aldrovandi e Gabriele Sandri chiamano in causa la responsabilità delle forze di polizia italiane circa l'uso delle armi da fuoco e della forza.

Inserendosi in un contesto più ampio, caratterizzato dalla mancanza di un organismo indipendente di monitoraggio sui diritti umani e sull'operato delle forze di polizia, richiesto dagli standard internazionali e sollecitato da tempo da Amnesty International, le due sentenze devono interrogare le autorità italiane in merito alla formazione e al comportamento degli agenti di polizia e alla loro responsabilità circa la protezione delle persone.

Secondo Amnesty International, l'assunzione di responsabilità per le violazioni dei diritti umani commesse da pubblici ufficiali, comprese le forze di polizia, dev'essere la norma. Le autorità italiane devono dare attuazione alle raccomandazioni degli organismi internazionali per prevenire ulteriori tragici casi del genere.

Amnesty International ha seguito sin dall'inizio entrambe le vicende, considerandole significative in relazione al tema dell'accertamento delle responsabilità delle forze di polizia per violazioni dei diritti umani. L'organizzazione si esprimerà con maggiore dettaglio nel momento in cui saranno note le motivazioni delle sentenze.

 

                                                                                                                 Roma, 17 luglio 2009
 
Per ulteriori informazioni, approfondimenti e interviste:
Amnesty International Italia - Ufficio stampa
Tel. 06 4490224 - cell.348-6974361, e-mail: Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo.

Ultimo aggiornamento ( Sabato 18 Luglio 2009 11:48 )
 
Figlio di un Dio minore PDF Stampa E-mail
Giovedì 16 Luglio 2009 13:18

 

 

 
 

 

Ultimo aggiornamento ( Giovedì 16 Luglio 2009 13:28 )
 
Gabbo, sentenza vergognosa PDF Stampa E-mail
Giovedì 09 Luglio 2009 14:19
 Il Tempo
 

L'agente che uccise Gabriele Sandri, Luigi Spaccarotella, con un colpo di pistola è stato condannato solo a 6 anni di reclusione per omicidio colposo. L'amarezza del padre di Gabbo: "Vergogna, vergogna, vergogna".

Il padre e la madre di Gabriele Sandri Sei anni. Omicidio colposo aggravato ma non volontario. Dopo oltre otto ore di camera di consiglio i giudici della corte d'assise di Arezzo hanno rigettato la tesi della pubblica accusa e accolto quella della difesa: l'agente di polizia Luigi Spaccarotella non voleva uccidere Gabriele Sandri. La sentenza viene letta tra urla e insulti degli amici della vittima, mentre il fratello Cristiano invita i presenti alla calma: «Non uccidiamo Gabriele una terza volta». Tira invece un sospiro di sollievo l'imputato: «Ho pianto di gioia - ha detto - Ho fatto bene a credere nella giustizia».

 
I fatti risalgono alla mattina dell'11 novembre di due anni fa. Area di servizio «Badia del Pino», nei pressi di Arezzo. Le lancette segnano le 9,10. Gabriele è appena risalito nella Renault Megane con un gruppo di amici dopo una zuffa che li ha visti contrapposti ad alcuni tifosi juventini. L'auto condotta da Marco Turchetti sta per immettersi di nuovo sull'autostrada. La destinazione è Milano, dove i sostenitori biancocelesti stanno andando per seguire la «loro Lazio» in trasferta. Non ci arriveranno. Dall'altra parte della carreggiata ci sono due poliziotti della stradale di Battifolle, che hanno notato la scena. Uno è Luigi Spaccarotella, 32 anni.

L'agente prima spara un colpo in aria, poi punta l'arma in direzione della vettura bianca e preme una seconda volta il grilletto. Ma qui cominciano le prime incertezze. Sul posto, infatti, verrà ritrovato un solo bossolo. E la cosa non è di poco conto, perché la difesa del poliziotto sostiene che il colpo è partito per sbaglio dopo che ne era stato esploso uno in aria a scopo intimidatorio. Il proiettile raggiunge la vettura già in movimento, buca il deflettore posteriore e trapassa il collo del giovane, provocandogli una lesione mortale alla carotide. All'inizio la Polizia e il ministro dell'Interno Amato parlano di «tragico errore». Si procede per omicidio colposo. Ma a febbraio la procura di Arezzo chiude le indagini e l'accusa diventa più pesante: omicidio volontario. Il 20 marzo di quest'anno comincia il processo.


Due i punti forti della pubblica accusa: le perizie e le testimonianze. Se il consulente della difesa di Spaccarotella punta sulla deviazione netta e determinante del proiettile sulla rete di recinzione metallica che stava fra il punto dove l'agente ha sparato e il ragazzo ucciso, quelli del pm sottolineano che «l'angolo della deviazione subita non è quantificabile». Più netto il giudizio dell'esperto nominato dalla famiglia Sandri: «Non c'è stata alcuna deviazione», afferma Vero Vagnozzi. Che aggiunge: «Dal punto dove ha sparato, Spaccarotella poteva vedere l'auto solo dal finestrino in su, quindi non ha mirato alle gomme». L'agente sostiene la versione del colpo partito per caso.


Ma più importanti sono i testimoni oculari. Oltre agli amici della vittima, un imprenditore e un suo dipendente, un'impiegata dell'autogrill, che descrivono i fatti, c'è una guida turistica giapponese, che sembra non avere dubbi: «Ho visto il poliziotto correre - racconta Keiko Horikoschi, che si trovava dallo stesso lato della carreggiata dell'A1 dal quale Spaccarotella ha premuto il grilletto - Poi ha puntato la pistola con entrambe le mani. Aveva le braccia tese, si è fermato cinque secondi e ha sparato». Il dibattimento si svolge in un clima aspro. Spaccarotella rifiuta di essere interrogato e rilascia solo una dichiarazione spontanea per ribadire la sua versione. I familiari di Gabriele sono chiusi nel loro dolore e chiedono «una giustizia giusta».


La difesa punta sulla colpa ma nega il dolo. Il pm Giuseppe Ledda, che durante la sua requisitoria mimerà con una pistola-giocattolo il gesto dell'agente, chiede 14 anni di carcere per Spaccarotella per omicidio volontario sotto il profilo del dolo eventuale. Cioè Spaccarotella non voleva uccidere ma sapeva che questo rischio esisteva. E ci sono i presupposti per le attenuanti generiche, che fanno scendere la pena di sette anni. Alle 11,30 di ieri la Corte entra in camera di consiglio. «Incrocio le dita e prego», sussurra al telefono il poliziotto al suo avvocato. Le sue preghiere sono state ascoltate.

 

 
Ultimo aggiornamento ( Lunedì 27 Luglio 2009 10:40 )
 
Caso Sandri, l'11 luglio potrebbe arrivare la sentenza per Spaccarotella PDF Stampa E-mail
Venerdì 29 Maggio 2009 13:03


La Corte di Assise di Arezzo, presieduta da Mauro Bilancetti, ha dichiarato chiusa la fase istruttoria del dibattimento nell'ambito del processo per l'omicidio di Gabriele Sandri. A questo punto si procederà con gli interventi dell'accusa, della difesa e delle parti civili: non è escluso che entro l'11 luglio possa arrivare la sentenza di primo grado nei confronti di Luigi Spaccarotella, l'agente di polizia unico imputato con l'accusa di omicidio volontario per la morte del tifoso laziale ucciso l'11 novembre 2007 nell'area di servizio dell'A1 di Badia al Pino.

I membri del tribunale hanno dunque deciso di non ricorrere a nuove perizie super partes dopo lo scontro dei consulenti balistici sulla presenza o no di deviazione da parte della rete metallica sulla traiettoria del proiettile sparato da Spaccarotella. Fissato il calendario delle udienze: le prossime saranno il 9, 10 e 11 luglio ma se dovesse servire altro tempo c'è anche la data del 13 luglio.

Per il poliziotto l'accusa chiederà 21 anni, il massimo della pena, considerando che il colpo è stato esploso a braccia tese verso l'auto dove si trovavano Sandri e i suoi amici. La difesa, invece, punta sulla non volontarietà del gesto: l'accusa decadrebbe in omicidio colposo con una pena massima di 14 anni.

Ultimo aggiornamento ( Martedì 21 Luglio 2009 13:38 )
 
Povera Italia! PDF Stampa E-mail
Lunedì 11 Maggio 2009 16:28

 E' davvero incredibile come nella nazione che dovrebbe essere considerata la patria della civiltà sia possibile assistere a queste prese di posizione per difendere un gesto inaccettabile, che ha levato la vita ad un ragazzo di 26anni nel fiore della sua gioventù togliendolo ai suoi cari.
 
Non è ammissibile che gesti e pensieri civilissimi, segno di una "normale" onestà intellettuale, come le considerazioni del Questore di Biella, che ha condannato, senza se e senza ma, un gesto sconsiderato, possano dare vita a prese di posizione come quella del Sindacato di Polizia.
 
Non è la prima volta che questo organo vuole difendere l'indifendibile, come se non fosse giusto condannare il singolo appartenente, responsabile di uno dei reati più efferati che prevede il nostro codice penale.
 
Noi crediamo che i cardini di una civiltà siano la giustizia e la verità...evidentemente questi signori sono pervasi da un inammisibile senso di impunità che non è tollerabile.
 
Per questi motivi, oggi come ieri, in modo fermo e deciso non ci stancheremo mai di chiedere VERITA' E GIUSTIZIA PER GABRIELE!

 

Il Servizio di Rete Biella sulla presentazione del libro con le dichiarazioni del Questore Giuseppe Poma. 

 

 

 

 

 

Ultimo aggiornamento ( Lunedì 11 Maggio 2009 16:37 )
 
Spaccarotella: "Non volevo uccidere"l'agente contestato in aula: "Assassino" PDF Stampa E-mail
Giovedì 07 Maggio 2009 16:23
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la Repubblica.it

Il poliziotto accusato dell'omicidio di Gabriele Sandri ha rilasciato una dichiarazione
spontanea. La famiglia del tifoso contesta l'assenza di interrogatorio

 Spaccarotella: "Non volevo uccidere"l'agente contestato in aula: "Assassino"

Spaccarotella:
AREZZO - "Non era mia intenzione uccidere nessuno". Luigi Spaccarotella lo ribadisce in una dichiarazione spontanea rilasciata in tribunale. Ma l'assenza di contraddittorio e di un interrogatorio delude sia i familiari di Gabriele Sandri - il giovane tifoso laziale ucciso da un proiettile l'11 novembre 2007 all'area di servizio di Badia al Pino, del cui omicidio è accusato l'agente della polstrada - che il pubblico in aula. Quando l'agente smette di parlare, al termine dell'udienza in Corte d'Assise d'Appello ad Arezzo, qualcuno urla: "Vergognati, verme, assassino".

Questa mattina l'agente ha ricostruito quanto accaduto quel giorno, ribadendo la sua versione: di aver agito cioè dopo aver visto una rissa fra tifosi nell'area di servizio opposta, sparando prima un colpo in aria per disperdere i giovani. "Loro sono arrivati prima di me all'autovettura - ha spiegato - e io sono salito sull'aiuola per vedere meglio, avere qualche elemento in più. Allora ho provato a fare un gesto per farli fermare, il gesto istintivo di alzare un braccio, o tutti e due, non ricordo; è passato un anno e mezzo".

Spaccarotella ha ammesso di essersi reso conto del secondo sparo soltanto quando lo ha sentito: "Non so ben precisare se lo sparo c'è stato mentre correvo oppure a fine corsa", ha aggiunto, rivendicando ancora una volta le sue buone intenzioni; "Non mi sarei mai aspettato, nella mia vita lavorativa, di causare la morte di una persona. Ben lungi da me: io ho sempre lavorato per aiutare le persone". Secondo l'agente "non c'era la volontà di causare la morte di nessuno, volevo solo fermare quello che stava succedendo, e svolgere il mio dovere di poliziotto al meglio".

Spaccarotella, parlando del momento dello sparo, ha affermato di essere arrivato in affanno alla fine della corsa, "anche per colpa dell'asma che mi perseguita da quando avevo 16 anni": una volta esploso il colpo, "l'auto è partita e ho pensato 'è andata bene'", ha concluso il poliziotto, dicendo di aver riferito, al ritorno, "di aver sparato un colpo in aria, nel senso che non aveva colpito niente e nessuno".

In aula non sono mancate le contestazioni. Oltre alle grida di "assassino", mentre Spaccarotella parlava, una persona del pubblico ha gridato: "Dicci la verità", ma è stata subito zittita dal presidente della Corte Mauro Bilancetti, che qualche minuto prima aveva invitato ad uscire una persona che stava mostrando una foto di Gabriele Sandri. Davanti al tribunale sono stati appoggiati in terra tre striscioni con scritto: "Bronchite asmatica + stress = il vostro certificato per uccidere. Vergognatevi".

Grande amarezza da parte della famiglia di Gabriele Sandri, che è uscita dall'aula quando il medico legale di parte civile ha mostrato le riprese dell'autopsia sul ragazzo: "Sono rimasta sconcertata a non sentirlo interrogare. Se fosse onesto direbbe: 'Ho sbagliato, pago'", ha detto la madre di Gabriele, Daniela Sandri. Per il padre, Giorgio, Spaccarotella "ha voluto evitare di dire per l'ennesima volta delle bugie. Se io fossi innocente vorrei affrontare il tribunale per far capire che quello di cui sono accusato non è vero. Invece lui ha parlato di bronchite asmatica e stress, come se con questo fosse possibile difendersi".

Immediata la replica del legale dell'agente: "E' una persona di una grandissima fragilità emotiva, e quindi probabilmente non avrebbe retto il controesame" ha detto Federico Bagattini, uno dei due avvocati che assiste Luigi Spaccarotella. "Dal punto di vista tecnico, secondo noi, il processo ha offerto degli spunti davvero utili e positivi per la difesa, e non ci sembrava necessario destabilizzarlo - ha concluso - sottoponendo l'imputato al controesame".
 
I testimoni: agente sparò con due mani a braccia tese PDF Stampa E-mail
Sabato 28 Marzo 2009 02:08

 

L'Unità - Fondata da Antonio Gramsci nel 1924

 

 

Un testimone ha visto il poliziotto a gambe divaricate, braccia tese, impugnare la pistola con due mani, e poi ha udito lo sparo, l'altro lo ha visto a braccia tese e ha assistito allo sparo. È quanto è stato raccontato in aula da due testimoni d'accusa, l'imprenditore Fabio Rossini e un suo dipendente, Fabrizio Galilei, che l'11 novembre del 2007 videro il poliziotto Luigi Spaccarotella nei momenti in cui venne ucciso il tifoso laziale Gabriele Sandri.

Rossini ha ricordato il poliziotto che «correva, cercava la posizione, aveva entrambe le braccia tese, impugnava l'arma con entrambe le mani: ho un flash, ho visto la fumata bianca dopo lo sparo». Poco più tardi, rispondendo al pm che gli ricordava che nella testimonianza resa i giorni successivi all'omicidio non aveva specificato se l'agente sparasse con due mani, Rossini ha risposto: «Ho la visione di braccia tese parallele al terreno, non sono in grado di specificare se impugnasse la pistola con due mani».
Un dettaglio che invece è rimasto impresso all'altro testimone, Fabrizio Galilei. «Ho visto il poliziotto che iniziava a puntare - ha raccontato - Aveva le gambe divaricate e le braccia parallele al suolo. Teneva la pistola con due mani. Capivo che puntava un'automobile. Poi sono entrato nell'autogrill e ho sentito lo sparo, ma io non potevo più vedere cosa stesse succedendo». Galilei ha poi aggiunto di aver visto nelle fasi precedenti allo sparo un'auto chiara parcheggiata nell'area di servizio della parte opposta con alcune persone vicine. Rispondendo alle domande del pm ha detto di non sapere se al momento dello sparo il veicolo fosse in movimento.

 

Ultimo aggiornamento ( Martedì 31 Marzo 2009 14:20 )
 
Tifoso ucciso, le telefonate al 118: «E' urgente è una ferita da arma da fuoco» PDF Stampa E-mail
Martedì 24 Marzo 2009 18:02
testata
 
 
 
FIRENZE (24 marzo) – La richiesta di un'ambulanza per soccorrere Gabriele Sandri ferito con un'arma da fuoco al collo sono state fatte ascoltare oggi da un servizio del Tg2. Mentre domani , in corte d'Assise ad Arezzo, è prevista la terza udienza del processo per la morte del tifoso laziale con le testimonianze degli agenti che svolsero le prime indagini e, probabilmente, degli amici di Gabriele Sandri, che l'11 novembre del 2007 erano in auto con lui. In quelle telefonate c'è anche la voce di un amico che era in auto con Gabriele Sandri mentre risponde agli operatori sanitari: «È una ferita di arma da fuoco, un foro al collo, al collo. È urgente 118».

Sono le telefonate fra i soccorritori e le persone che l'11 novembre del 2007 erano con Sandri: pochi minuti prima il tifoso laziale era stato raggiunto dallo sparo del poliziotto Luigi Spaccarotella, in'un area di servizio sull'A1, ad Arezzo. «Probabilmente è un'azione di polizia per cui non ci vogliono raccontare nulla, però vogliono un medico», dicono dal Coa al 118, che risponde: «Siamo riusciti a sapere che è una ferita di arma da fuoco».

Dal Coa aggiungono: «Hai bell'e capito, no?». Seguendo le indicazioni telefoniche dei sanitari, l'amico di Sandri dice agli altri: «Tamponate l'emorragia con questa sciarpa, bisogna tamponare l'emorragia, è importantissimo». Dieci minuti dopo l'allarme al 118, scattato alle 9.16, l'ambulanza arriva da Sandri. Poi il medico parla con il 118: «È morto». «Ma come è possibile - rispondono - era in un'area di servizio e gli hanno sparato?». Nella prima telefonata al 118, l'agente del Coa spiega: «La pattuglia mi richiede un'ambulanza con medico, al casello di Arezzo. Non mi chiedere altro perchè non siamo riusciti a capire qual è il problema». Poi, rispondendo alle domande dell'operatore sanitario, aggiunge: «Ho preso un 113, ho appena parlato con Battifolle, ma non mi ha saputo dire niente il collega. Quello che ho sentito io, perchè ho rintracciato il richiedente, dovrebbe essere una ferita da arma, ma poi mi ha riattaccato».
 
 
 
 
 
Ultimo aggiornamento ( Giovedì 26 Marzo 2009 12:45 )
 
Intervista a Cristiano Sandri PDF Stampa E-mail
Lunedì 02 Febbraio 2009 12:34

testata

 

Tifoso ucciso, il fratello di Sandri: 
«Una giapponese vide poliziotto mirare»


Cristiano Sandri
ROMA (31 gennaio) - «Una guida turistica giapponese è la testimone che ha messo a verbale che l'agente Spaccarotella prima di sparare ha mirato per circa 10 secondi. Lei usciva dall'autogrill e lo ha visto bene». Lo ha detto Cristiano Sandri, fratello di Gabriele il giovane tifoso laziale ucciso da un poliziotto in un'area di sosta dell'A1 vicino a Arezzo, intervenendo stasera ad Anzio alla presentazione del libro di Maurizio Martucci "11 Novembre 2007. L'uccisione di Gabriele Sandri. Una giornata buia per la Repubblica".

«Non è detto che tutti coloro che lavorano nelle forze dell'ordine siano in grado di difendere i cittadini - ha aggiunto il fratello di Sandri -. Chi valuta preparazione e stato psico-attitudinale ad usare un'arma? Non abbiamo mai avuto scuse da chi si è macchiato del delitto di mio fratello. Dopo l'annullamento della prima udienza preliminare abbiamo solo sentito un'intervista telefonica in cui Spaccarotella ci chiedeva scusa, solo con l'evidente intento di accattivarsi l'opinione pubblica».

Cristiano racconta che «invece il capo della polizia Manganelli ha fatto un'assunzione di responsabilità senza se e senza ma. Ora Spaccarotella è stato sospeso dal servizio, ma quello era un atto dovuto dato che è stato rinviato a giudizio per omicidio volontario. Non ci hanno fatto un favore». Presenti molti giovani dell'Associazione Culturale Libertà e Azione, che ha organizzato l'incontro, e tifosi di Lazio, Anziolavinio e Latina. «Voi - ha concluso Cristiano Sandri - dovete essere i guardiani di questa sentenza».

 

Ultimo aggiornamento ( Lunedì 02 Febbraio 2009 12:38 )
 
Sospeso l'agente Luigi Spaccarotella PDF Stampa E-mail
Sabato 24 Gennaio 2009 13:35


Quattordici mesi dopo l'omicidio di Gabriele Sandri, il ministero dell'Interno ha disposto la sospensione di Luigi Spaccarotella, l'agente di polizia rinviato a giudizio per l'omicidio del tifoso laziale ucciso da un colpo di pistola l'11 novembre 2007 all'Autogrill di Badia al Pino. Lo ha reso noto il sottosegretario all'Interno Alfredo Mantovano: «Non è stato possibile tecnicamente farlo prima – ha spiegato Mantovano - in quanto, sulla base di una consolidata giurisprudenza del Consiglio di Stato, basta che sia iniziato un procedimento giudiziario perché non sia possibile intervenire con un provvedimento disciplinare. Ora - ha aggiunto - le indagini sono chiuse, è stato disposto il rinvio a giudizio dell'agente per un reato grave e ciò ha permesso al dipartimento di pubblica sicurezza di disporre la sospensione dal servizio dell'agente».

Spaccarotella, che il 16 gennaio scorso è stato rinviato a giudizio dal gup di Arezzo con l'accusa di omicidio volontario, subito dopo l'omicidio di Gabriele Sandri era stato trasferito dalla Stradale alla Polfer di Santa Maria Novella per poi essere destinato all'ufficio interprovinciale tecnico logistico di Poggio Imperiale a Firenze. Ma in questi quattordici la famiglia di Gabbo non aveva mai smesso di chiedere al ministero la sospensione di Spaccarotella. «E' un atto dovuto – spiegava ieri Michele Monaco, uno dei legali della famiglia Sandri - La norma è questa: dopo il rinvio a giudizio non poteva che esserci la sospensione». Un atto che invece il Viminale, fra le polemiche, non aveva ritenuto necessario all'indomani dell'omicidio. «In quei momenti - ha spiegato Monaco - c'era una discrezionalità da parte dei vertici della polizia. Adesso non è più così, la norma è questa».

Eppure la decisione del Dipartimento di Pubblica Sicurezza non è stata affatto gradita dai legali dell'agente trentaduenne. «È molto grave che una notizia di questa importanza venga appresa dall'interessato attraverso i media – hanno commentato Federico Bagattini e Francesco Molino - Se la circostanza corrisponde al vero, senz'altro il provvedimento, che si considera ingiusto, verrà impugnato nelle sedi opportune».

 di Massimo Solani

Ultimo aggiornamento ( Sabato 24 Gennaio 2009 13:42 )
 
Via al processo per Omicidio Volontario PDF Stampa E-mail
Lunedì 19 Gennaio 2009 12:46

testata

 

Tifoso ucciso, a processo l'agente Spaccarotella per omicidio volontario

No del gup a rito abbreviato. Il poliziotto non era in aula
Il padre di Sandri: non ha il coraggio di guardarci in faccia

 

Bandiere nel luogo dove è morto Sandri (foto D'Errico - Lapresse)
AREZZO (16 gennaio) - L'agente di polizia Luigi Spaccarotella è stato rinviato a giudizio con l'accusa di omicidio volontario per la morte del tifoso laziale Gabriele Sandri. Il poliziotto rischia ora fino a 24 anni di carcere. Lo ha deciso il giudice dell'udienza preliminare di Arezzo. La prima udienza del processo ci sarà il 20 marzo.

L'omicidio avvenne l'11 novembre del 2007 nell'area di servizio Badia Al Pino sull'autostrada A/1 ad Arezzo. Sandri venne ucciso da un colpo di pistola sparato dalla carreggiata opposta dall'agente di polizia. L'agente sparò dal lato opposto dell'autostrada, dopo che i tifosi laziali avevano avuto uno scontro con un gruppo di juventini. Per alcuni testimoni, l'agente mirò a braccia tese, impugnando la pistola con due mani; Spaccarotella sostiene che il colpo sia sfuggito, mentre correva.

Il gup di Arezzo aveva in precedenza respinto la richiesta di rito abbreviato formulata dagli avvocati difensori dell'agente. I difensori del poliziotto avevano chiesto al giudice il rito abbreviato condizionato all'audizione di alcuni periti e a un sopralluogo nell'area di servizio Badia Alpino dove avvenne l'omicidio.

L'agente non si è presentato in aula. «Spaccarotella - ha spiegato l'avvocato Federico Bagattini - non è un fantasma ma una persona che sta soffrendo. Sa perfettamente che ha causato la morte di un giovane e questo gli procura un'enorme sofferenza. E poi ci sono anche problemi di carattere familiare. Se non è venuto non è per nascondersi. Al processo verrà». L'avvocato Molino ha poi aggiunto che non è presente anche per evitare l'assalto mediatico.

«Perché ha fatto questo?» Sarà quindi una corte d'assise a giudicare Spaccarotella. E questo è un conforto per Daiela, la madre di Gabriele. Però, dice, «da sola, sul computer, stanotte ho scritto: Perché ha fatto questo? Non lo saprò mai, ma Gabriele non c'è più e Spaccarotella non lo perdono».

Il padre di Gabriele, Giorgio, invece chiede una «pena esemplare» perché «è stato un assassinio in piena regola». E spera che «quanto meno venga preso un provvedimento disciplinare e venga allontanato dalla polizia». 

«Non ha il coraggio di guardarci negli occhi», aggiunge il padre di Sandri riferendosi all'assenza dell'agente in aula. «Io è un anno che sono sotto i riflettori e non ho nulla da temere. «La volta precedente - ha aggiunto Giorgio - non si è presentato perché diceva di avere ricevuto minacce da Roma. Oggi perché si sente assalito dai media». E ha aggiunto: «Sa bene che quello che ha fatto lo ha fatto non perché è inciampato. In noi l'emozione è forte e la rabbia ancora di più». 

«Voglio vedere il faccia l'assassino di mio figlio - si è sfogato poi Giorgio Sandri -. Spero soltanto che la prossima volta lo vedrò, a meno che non abbia paura degli Ufo». Stessa reazione dal fratello di Gabriele, Cristiano: «Spero che si presenti, per vedere se riesce a sostenere il nostro sguardo, perché per me lui non è venuto per questo», e la speranza è di «vederci in giudizio».

Poi, parlando dell'inchiesta, Giorgio Sandri ha spiegato che «il lavoro fatto dalla procura è quello che rispecchia la realtà dei fatti, al di là della deviazione fantomatica. Sul proiettile non c'è traccia della rete. Spaccarotella ha sparato in direzione della macchina, eventuali deviazioni significherebbero che anzichè prendere Gabriele poteva anche prendere quello che guidava e ammazzarne 5 invece che uno».

Fuori dal tribunale, un gruppo di tifosi laziali e amici dei Sandri ha atteso in maniera composta, stendendo a terra una gigantografia di Gabriele e uno striscione: «Giustizia». Qualche adesivo offensivo verso l'agente è apparso su una transenna. Fra i tifosi, anche qualcuno di quelli che erano in auto con Gabriele. 

Prima di arrivare in tribunale, Giorgio, Cristiano e Daniela si sono fermati nell'area di servizio dove venne ucciso Gabriele, per deporre una mazzo di rose. «Abbiamo scoperto - racconta Giorgio - che hanno tolto anche il palo segnaletico sul quale venivano appoggiate le sciarpe e i biglietti in memoria di mio figlio. Sembra che si cerchi di far dimenticare tutto».

 

Ultimo aggiornamento ( Sabato 24 Gennaio 2009 13:41 )
 
Ricostruzione digitale di quel Maledetto 11 Novembre! PDF Stampa E-mail
Martedì 13 Gennaio 2009 13:05

Roma la Repubblica.it

"Così il poliziotto ha mirato e ucciso Gabbo"



Gabriele Sandri
AREZZO - L´omicidio del tifoso della Lazio, Gabriele Sandri, "Gabbo", in un filmato della Procura. In un video, i consulenti dei pm aretini hanno riprodotto al computer quanto accadde l´11 novembre del 2007 nell´area di servizio di Badia del Pino quando l´agente della stradale Luigi Spaccarotella sparò e uccise il giovane. Nella ricostruzione, il poliziotto, tenendo con due mani la pistola d´ordinanza, mira e spara contro l´auto degli ultrà biancocelesti. Il proiettile dopo aver urtato contro una rete metallica colpì, prima, il finestrino anteriore della Scenic e, poi, mortalmente, il ventottenne romano.

La simulazione, elaborata dai professor Domenico Compagnini e Paolo Russo, è alla base dell´imputazione di omicidio volontario contestata dal pm Giuseppe Ledda all´agente che, venerdì, comparirà davanti al gup di Arezzo. Il giudice dovrà decidere se confermare l´accusa nei suoi confronti. Il filmato, della durata di 1 minuto e 37 secondi, è stato realizzato in base alle dichiarazioni di quattro testimoni.

La ricostruzione mostra le varie fasi dell´omicidio: la sirena della pattuglia della stradale viene azionata mentre gli otto tifosi (cinque della Lazio e tre della Juventus) urlano e si azzuffano vicino a un´auto ferma davanti all´autogrill. Poi, scappano. Dalla carreggiata opposta Spaccarotella in divisa, con la pistola in mano, intima: «Fermi. Che fate...», poi spara in aria.

Dopo il colpo, i giovani scappano verso la loro auto, l´agente corre anche lui, li insegue dall´altra parte della carreggiata per quasi un minuto, non può attraversare le quattro corsie dell´autostrada delimitata da una griglia metallica. Poi, il secondo avvertimento: «Fermi... Dove andate...».

Il poliziotto impugnando la calibro 9 corre ancora 30 secondi, intanto i cinque giovani salgono a bordo della Scenic e mettono in moto. L´auto imbocca l´uscita dall´area di servizio, l´agente impugna la pistola, questa volta con due mani, prende la mira e preme il grilletto. Il proiettile oltrepassa la prima rete metallica e le due corsie dell´autostrada poi colpisce la griglia che divide le due carreggiate, il proiettile viene deviato a sinistra e centra il lunotto laterale posteriore della Scenic con a bordo i tifosi. Sandri è seduto al centro, tra i due passeggeri. Il proiettile lo colpisce mortalmente alla base del collo.



Un secondo video della procura è costruito, invece, in base alla versione di Spaccarotella che ha sempre affermato di non aver mirato all´auto dei tifosi ma di aver sparato accidentalmente impugnando la pistola con una sola mano. Una spiegazione alla quale il pm non ha creduto. I legali dell´agente, Francesco Molino e Giampiero Renzo, hanno intenzione di chiedere un nuovo sopralluogo nell´area di servizio e nuove perizie, convinti di poter demolire l´accusa di omicidio volontario: «Spaccarotella ha sparato in aria mentre un gruppo di incappucciati aggrediva uno juventino - hanno ribadito i difensori - poi nella corsa è partito un colpo accidentale, che oltretutto ha subito una deviazione decisiva».

«Quattro testimoni affermano il contrario - incalza l´avvocato della famiglia Sandri, Michele Monaco - La verità è che Spaccarotella mirò e sparò ad altezza d´uomo». Monaco contesta la ricostruzione per cui il colpo sarebbe stato deviato dalla rete, come sostengono i consulenti del pm. «Il proiettile semmai ha deviato per l´impatto con il vetro dell´auto. Se avesse colpito la rete sarebbero state trovate tracce di zinco lasciate dal rivestimento del proiettile. Ma non è avvenuto».

 




        


                    
   
   
   
   
   
   
   
   




 

Ultimo aggiornamento ( Giovedì 15 Gennaio 2009 13:49 )
 
Spunta il verbale della cassiera PDF Stampa E-mail
Scritto da Administrator   
Sabato 24 Novembre 2007 00:00
Questura di Arezzo Squadra Mobile

Estratto del verbale di sommarie informazioni redatta da persona informata sui fatti accaduti il giorno 24/11/2007 da Marisa Samanta Anania, cassiera del supermercato dell'autogrill.

Scarica il verbale completo in formato PDF

Ultimo aggiornamento ( Venerdì 08 Agosto 2008 06:14 )
 


 
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