Gabriele Sandri aspetta giustizia Stampa
Giovedì 26 Novembre 2009 15:50

 

 

di Fabio Polese

Tanto silenzio intorno alla morte di Gabriele Sandri, il ragazzo ucciso l’11 Novembre del 2007 dall’agente scelto della Polizia di Stato Luigi Spaccarotella alla stazione di servizio di Badia al Pino in provincia di Arezzo. Non sono bastate testimonianze e ricostruzioni, non è bastata la completezza del nostro Codice che, fondato sul Diritto Romano, tecnicamente rasenta la perfezione. L’accusa allo Spaccarotella di omicidio volontario, in primo grado, è stata derubricata in omicidio colposo. Sono trascorsi due anni e mentre l’agente scelto ha vissuto praticamente nell’ombra, la famiglia Sandri, insieme a tutti gli amici, ha continuato a chiedere verità e giustizia. Incontriamo oggi l’Avvocato Cristiano Sandri, fratello di Gabriele.

Inizierei subito con il domandarle: qual’è, ad ora, la situazione processuale?

«Il processo molto probabilmente riprenderà la prossima primavera e ci troveremo innanzi alla Corte d’Assise di Appello di Firenze. La speranza della nostra famiglia è che venga stabilita la verità su quello che è successo a mio fratello quella domenica, ovvero che l’imputato sparando volontariamente contro un’autovettura, della quale poteva vedere solo l’abitacolo dal punto in cui ha esploso il colpo, si è assunto la responsabilità di quello che poteva accadere, purtroppo anche la morte di Gabriele. Leggendo le motivazioni della sentenza di primo grado ci siamo resi conto, amaramente, che il miglior difensore dell’imputato è stata proprio la Corte d’Assise di Arezzo».

C’è, secondo lei, attualmente, nella società nella quale viviamo, una possibilità di giustizia?

«La giustizia è un cardine, insieme alla verità, di una società civile ed è per questo che non devono esserci cittadini di serie A e cittadini di serie B davanti alla giustizia. La legge è uguale per tutti… Fino a prova contraria! Alla mia famiglia non interessa che questa persona sia condannata ad un anno in più o in meno di galera ma che venga giudicata per il reato che ha commesso che non è certo colposo e quindi crediamo nella giustizia, come ho appena detto, fino a prova contraria…»

Ho la netta sensazione che vogliono farci dimenticare Gabriele, ma il suo sorriso è indelebile davanti ai nostri occhi e, proprio in questi giorni, in molte città italiane – anche a Perugia – sono stati affissi dei manifesti che raffigurano Gabriele e che chiedono giustizia. Che effetto le ha fatto e le fa la vicinanza di tanta gente? Se lo aspettava?

«Personalmente ho sempre sostenuto che la nostra vera forza è la gente. Sono migliaia i ragazzi, ma non solo, che ci hanno e continueranno a sostenerci con sentimenti puri, perchè consapevoli di ciò che è accaduto a mio fratello e alla mia famiglia e soprattutto gente forte di un cervello che non va all’ammasso perchè bombardato, per quanto riguarda l’omicidio di Gabriele, da un’informazione distorta ad arte per far passare il carnefice nel ruolo della vittima. Fortunatamente non siamo degli sprovveduti e la memoria di Gabriele e di quello che mai sarebbe dovuto accadere sarà preservata con iniziative positive con il sostegno di tanti amici di tutta Italia!»

 

Sono passati due anni, ha qualcosa da dire che ancora non è stato detto?

«Si, vorrei vedere tutte quelle persone, politici, giornalisti e benpensanti, che nell’imme-diatezza dell’accaduto ciarlarono per luoghi comuni (soliti tifosi, la violenza negli stadi ecc.) dando i loro giudizi senza senso, esprimersi ora sull’omicidio di un ragazzo di 26 anni innocente avvenuto in un modo barbaro per mano di uno sceriffo. Ma queste persone non si esprimeranno perchè pavide! L’omicidio di Gabriele è un fatto scomodo e quindi come ogni altra malefatta in Italia è meglio che si dimentichi in fretta, ma purtroppo per “loro” non sarà così!»

Convinto che in molti non si dimenticheranno di Gabriele, la saluto con l’augurio che sia fatta finalmente Giustizia.

 

*AssociazioneCulturale Tyr Perugia

www.controventopg.splinder.com

Ultimo aggiornamento ( Giovedì 26 Novembre 2009 15:58 )