TARGA GABBO: SI, FORSE, NO, VEDREMO. APPELLO PER USCIRE DALL’IMPASSE… Stampa
Scritto da Claudio   
Giovedì 17 Febbraio 2011 14:39

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Anno nuovo (2011), problema vecchio (2010). Impasse burocratico, agitazione politica e dibattito pubblico per una semplice targa, IN RICORDO DI GABRIELE SANDRI, CITTADINO ITALIANO.

 

Targa SI, targa NO, NI, forse si, ma ancora non si capisce né quando, né come e soprattutto perché dovrebbe essere ancora NO.

 

Tutto inizia 5 mesi fa, a ridosso del terzo anniversario del delitto di Gabbo. Agli inizi di Settembre il Comitato Mai Più 11 Novembre lancia la petizione popolare Una firma per Gabriele. Qualcosa come 25.000 adesioni raccolte spontaneamente in 60 giorni di banchetti e porta a parta. In ogni dove, come si faceva una volta, con olio di gomito e maniche rivoltate. Perché quando si crede nelle cose che si compiono, si riesce a dare il meglio di sé: migliaia di firme senza un partito alle spalle, senza una macchina organizzativa strutturata per un’iniziativa civile e democratica. Ma dietro l’angolo, una querelle senza precedenti, o quasi.

 

Perché 5 anni fa nel porto di Monfalcone (Gorizia, lo scalo più a Nord del Mediterraneo, il più vicino all’Europa) un operaio di nome Franco Cicciarella morì per un incidente sul lavoro. Amici e famigliari volevano ricordarlo con una targa. Negata dalle autorità portuali «perché avrebbe costituito un pericoloso precedente», ma alla fine concessa, obtorto collo. Un po’ come per quella di Sandri.

 

Autostrade per l’Italia SpA, concessionaria di Badia Al Pino Est, coi suoi emissari rispose a Giorgio Sandri: “Non possiamo autorizzare la targa perché costituirebbe un pericoloso precedente. Sulle nostre strade ci sono troppi morti per incidenti stradali”. Apriti cielo: ma a Gabriele gli ha sparato Spaccarotella e mica ogni giorno un poliziotto spara contro un cittadino, uccidendolo in quel modo. Lettera al Ministro dei Trasporti On. Matteoli, interpellanza parlamentare, risoluzione in Commissione Sport della Camera dei Deputati come al Consiglio della Regione Lazio, levata di scudi di consiglieri del Comune di Roma e di Firenze. Infine l’intervento del Sindaco Gianni Alemanno e, soprattutto, della Presidente Renata Polverini: “La targa si farà”. Sembrava tutto risolutivo. Era metà Novembre, macché: siamo a Febbraio e tutto tace.

 

Inutile lo scarico sull’ANAS. Si capisce che dietro c’è dell’altro e il vero motivo lo spiega direttamente l’Amministratore Delegato di Autostrade per l’Italia SpA:La nostra preoccupazione sin dall’inizio – disse Giovanni Castellucciè stata solo per la sicurezza dei viaggiatori e degli addetti, mai stata in discussione la solidarietà ai familiari e agli amici di Gabriele Sandri”.  Cioè? Una targa problema di ordine pubblico? Vallo a capire…

 

Massimiliano Dindalini, Sindaco di Civitella in Val di Chiana: “Sarà un onore inaugurare la targa!” Poi un passo indietro: “Il mio ufficio tecnico chiederà nuove documentazioni. E comunque il mio parare è vincolato a quello della prefettura.” Dal dott. Saverio Ordine, Prefetto di Arezzo nominato il 30 Dicembre 2010, invece nessun segnale. Tutto tace…

 

E allora si fa largo il dibattito: “Giusto ricordare con una targa Gabriele Sandri, il tifoso ucciso da un poliziotto sull’autostrada?” Il sito internet del quotidiano Il Messaggero lancia addirittura un sondaggio (http://www.ilmessaggero.it/sondaggio.php?id=1244). Il verdetto è schiacciante: il 68% dei votanti non vuol saperne affatto della preservazione della memoria di Gabbo. Il 62% risponde smaccatamente NO alla targa, al 6% la questione NON INTERESSA addirittura. Ma le cose stanno davvero così? Quanta attendibilità ha il questionario? E soprattutto: è aderente alla volontà popolare?

 

La risposta ce l’ha data un manipolo di giovani tedeschi. Fanno prima delle pratiche amministrative italiane, allineandosi alle volontà dei 25.000 firmatari (altro che esiguo sondaggio on line). Tornandosene a Monaco dopo la gara di Champions League contro la Roma, si fermano a Badia Al Pino per affiggere la loro targa metallica, accendendo decine di candele in segno di lutto, rispetto e considerazione della vita umana. Dura tutto meno di 24 ore. Quella targa, oggi, non c’è più.

Sinora, piaccia o meno, questo lo stato dell’arte…

Allora faccio un appello a tutte le forze civili, all’associazionismo libero, all’opinione pubblica e pure a quelle forze politiche e istituzionali che in prima battuta cavalcarono l’onda da ‘prima pagina’ per sposare la causa della targa a Badia Al Pino Est, per poi girare le spalle al momento decisivo: può dirsi moderno un paese (l’Italia) che non riesce a dare risposte concrete neppure a 25.000 firmatari di una petizione popolare? Può dirsi normale un paese (l’Italia) che non sa produrre un nulla osta, ovvero un semplice foglio di carta con timbro e firma di un funzionario di pubblica amministrazione, che autorizzi la posa di una semplice targa ricordo in una stazione di servizio?

 

Qualcuno provi a darmi una risposta, perché sinora (tranne quelle strumentali) non ne sono arrivate….

 

Maurizio Martucci

 

 

 

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Ultimo aggiornamento ( Venerdì 15 Aprile 2011 14:39 )